Blitz contro gli sfratti della rete Diritti in casa e della società di riappropriazione urbana. Volevano parlare con un rappresentante del Comune perchè rispondesse alle richieste di una famiglia senza un tetto. Gli assessori rifiutano il dialogo e la polizia interviene incontrando solo resistenza passiva
Gli attivisti della rete Diritti in casa e della Società di riappropriazione urbana, protagonisti di numerose occupazioni nelle ultime settimane, sono entrati al pian terreno del Duc per manifestare contro gli sfratti. Alle cinque gli uffici del direzionale hanno chiuso, ma gli attivisti non hanno voluto saperne di lasciare l'immobile. Sul posto sono arrivati cinque agenti della Digos e quattro vigili urbani. Poi, quando il Comune si è rifiutato di incontrare i manifestanti e di parlargli, anche solo telefonicamente, la polizia è stata costretta a sgomberare l'edificio. Un'azione pacifica a cui gli attivisti hanno opposto solo resistenza passiva. L'occupazione è cominciata attorno alle sedici: una cinquantina di ragazzi, preso possesso del pian terreno del Duc, dopo avere srotolato uno striscione che chiedeva il blocco degli sfratti, hanno chiesto a gran voce di incontrare un rappresentante del Comune. Volevano precise garanzie sul futuro di una delle ultime famiglie ad avere ricevuto uno sfratto esecutivo: una giovane coppia con due figli e un nonno, con problemi di salute, a proprio carico. Una famiglia che tra pochi giorni sarà sulla strada e che ha rifiutato la proposta del Comune per una situazione d'emergenza. La donna, i due bambini e l'anziano sarebbero, infatti, stati alloggiati in un residence. Per il marito un posto nel dormitorio pubblico, almeno in attesa di una sistemazione vera per tutto il nucleo famigliare.Di divisione, però, i diretti interessati non vogliono sentire parlare. E in questo trovano il sostegno della rete Diritti in casa e della Sru che proprio per ribadire "l'unità della famiglia" anche in tempi di forte crisi, hanno occupato il Duc: "Ci sembra singolare che una Amministrazione che punta così tanto, almeno a parole, sulle famiglie poi alla prova dei fatti non trovi altra soluzione che quella di dividere i membri di uno stesso nucleo".
Nessun assessore si è reso disponibile a un incontro di persona e gli attivisti sono passati al contrattacco proponendo una mediazione: hanno chiesto di parlare con il vicesindaco Buzzi al telefono, volevano leggergli una lettera della donna con lo sfratto, presente alla manifestazione insieme a uno dei figli, una bimba di 16 mesi. Hanno chiesto che i giornalisti fossero testimoni della telefonata, ma anche questa proposta è andata in fumo. Nè Buzzi, nè gli altri membri della Giunta si sono resi disponibili al confronto, sia pur telefonico, ribadendo senza parole quello che dall'inizio dell'ondata di occupazioni è la linea del Comune: "Nessun dialogo con chi fa azioni illegali".A quel punto la polizia, pur riconoscendo il carattere pacifico dell'occupazione, non ha avuto altra scelta che decidere per lo sgombero forzato: ha avvisato i manifestanti che hanno garantito una resistenza solo passiva, facendosi sì buttare fuori con la forza, ma senza reagire. Sul posto sono quindi arrivate altre volanti della polizia e della municipale, una ventina di agenti in tutto, compreso il comandante dei vigili e il capo della squadra mobile. Come annunciato sono entrati al Duc, hanno sollevato di peso i manifestanti che si sono fatti portare fuori senza muovere un dito, come precedentemente assicurato, trascinati dagli agenti tra i flash dei fotografi. In serata il Comune ha dato la sua disponibilità, tramite il vicesindaco Buzzi, a incontrare la famiglia con lo sfratto esecutivo: "Solo la famiglia, che tra l'altro ha già rifiutato la nostra prima proposta di ospitalità, non gli attivisti".
fonte: Repubblica online
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